Il Cerchio

 

Il cerchio
1a parte “Un istante dopo”

(Gavorchio 2002)


Eccolo lì: pugni stretti, scossi da leggeri tremori.
Occhi chiusi, capelli radi sembra dormire mentre tutti lo guardano.
Tutti hanno qualcosa da dire e ognuno ci vede qualcuno:
- Ha gli occhi del papà!
- Ha la bocca della mamma!
- Il naso del nonno!

Non ha ancora una propria identità, ma deve assolutamente assomigliare a qualcun altro.
Non ha niente di se. Tutti pendono da quelle labbra chiuse che a volte si atteggiano a smorfie incontrollate.

Ma è bello. Ancora non ha aperto gli occhi, ma è uno splendore. Niente pettinature, niente trucco,
niente atteggiamenti da latin lover, ma è già un divo. È il centro dell’attenzione del mondo che lo circonda.
Ogni movimento è spiato e benedetto:
- Un rigurgito ed i presenti si rallegrano;
- Un peto e tutti gioiscono.
- Cola bava dalla bocca e si fanno in quattro per avere il piacere di detergere quella linfa.
Il cambio del pannolino assume i contorni di una cerimonia. Se poi le eiezioni sono abbondanti,
non si contano le esclamazioni di meraviglia di approvazione. I commenti si sprecano:
- Ma che bella cacca che ha fatto il mio bambinoooo!
- Ma che bel culetto!
- Ma guarda com’è rotondo!
- Hooo ma che bel pisellino… tutto suo papà..
E ancora le risate si accumulano agli ammiccamenti. E non manca mai il bacetto su quelle natiche lavate e ricoperte di borotalco profumato. Si imballa di nuovo il fagottino in attesa che l’involucro sia di nuovo riempito di benefiche feci ed urine. Poi tutti ad aspettare che il pargolo si attacchi famelico al capezzolo materno, che succhi con vigore, che si sazi. Dopo la poppata c’è la cerimonia della pesa, operazione fatta attentamente per verificare che abbia sorbito abbastanza, guai se fosse un grammo di meno. Fronti che si aggrottano, domande che si sussurrano, visi preoccupati.
- Ma che avrà?
- Ma sei sicura di aver pesato bene?
- Non sarà per caso la bilancia?
E tutti attendono il benedetto ruttino che più è sonoro, più si è contenti. Che strano mondo il nostro, da adulto gli stessi comportamenti sono da aborrire. E tanto sono benedetti per il piccolo, tanto più sono sconvenienti per l’adulto. Se poi il batuffoletto avesse il malaugurato bisogno di dare sfogo alle proprie corde vocali in pianto, spalancati cielo… Chi corre di qua, chi corre di là, chi sfoglia libri di medicina pediatrica, chi consulta la vecchia nonna, e nuovi medicinali si mescolano a pratiche arcaiche.
Sarà la colica?
Sarà l’aria?
Sarà il pannolino troppo stretto?
Ed ecco tonnellate di rimedi, massaggi, goccine, pomate e sobbalzi. Si rigira, si penzola, si culla, si porta a spasso, fino a che il poveretto sfinito da quelle attenzioni non si decide ad azzittirsi.
La quiete ritorna e con essa la pace in famiglia, sussurri, bisbigli, per non svegliare l’angioletto che a causa della contrazione involontaria delle labbra sembra sorridere illudendo tutti di essere contento. E tutti si compiacciono di quel sorriso di gengive sguarnite, deserte. Ed invece lui, ha già avuto la prima lezione di come si fa nella vita ad ottenere ciò che si vuole. E poi i giocattoli, il più delle volte inutili, adatti solo alla fantasia dell’adulto che si illude di immedesimarsi calandosi nella mentalità bambina e compra fogge e colori che al neonato proprio non importano niente.
Ma nonna è contenta, il nonno pure, la mamma è radiosa, il papà fuori dai gangheri.
La nonna vede già il nipotino bello come il nonno quando lo conobbe. Il nonno si vede già accompagnare il pargoletto al laghetto delle anatre. La madre lo vede già all’università raggiante laureato 110 e lode.
Il papà gli ha già comprato il fucile per portarlo con se alla battuta al cinghiale.

Tutti lo vogliono per se, venti mani rimboccano il lenzuolino, e altre venti scacciano la mosca impertinente che rischia di svegliarlo.
Lui è il re del momento.

 

2a parte “Un istante prima”

 

Eccolo lì: pugni stretti, scossi da leggeri tremori. Occhi chiusi, capelli radi sembra dormire nell’indifferenza totale. Nessuno ha qualcosa da dirgli, non si trova il momento, non si trova l’argomento. Ha gli occhi cisposi da nonno; Ha la bocca tremante da nonno; E da nonno ha anche il naso che cola. Non proferisce parola, non è più lui, non ha più una propria identità. Non deve assolutamente più assomigliare a qualcun altro e nessuno vuol assomigliargli. Non ha più niente di se, per se. Nessuno pende più da quelle labbra semichiuse, che a volte si atteggiano a smorfie incontrollate. Non è certo quello che si definisce uno splendore. Non più pettinature alla moda, niente trucco, niente atteggiamenti da latin lover, nessuno direbbe che è stato un divo.. Non è il centro dell’attenzione del mondo che lo circonda. Ogni suo movimento è ignorato: un rigurgito ed i presenti si schifano; Un peto, e se qualcuno fosse vicino si allontana storcendo il naso in smorfie di disgusto. Cola bava dalla bocca e nessuna mano detergerà quella trascuratezza incontrollata.
Il cambio del pannolone assume i contorni di tragedia. Se poi le eiezioni sono abbondanti, non si contano le esclamazioni di disapprovazione. I commenti si sprecano:
Ma che rotta!
Ma guarda come s’è ridotto!
Guarda quello straccio che gli rimane… una volta era un pisello??
E le risate si accumulano agli ammiccamenti. Si imballa di nuovo il fagottone sperando che l’imballaggio si riempia il più tardi possibile di feci ed urine. Poi distrattamente si dà da mangiare a quella bocca indecente che a volte non trattiene il boccone e allora fronti che si aggrottano, imprecazioni che si sussurrano. E guai se scappasse un malaugurato ruttino;
Che strano mondo il nostro, gli stessi comportamenti sono benedetti per il piccolo, sconvenienti per l’adulto. Se poi avesse il malaugurato bisogno di dare sfogo alle proprie corde vocali in lamenti, spalancati cielo… Immediatamente si ricorre alla medicina moderna fatta di calmanti e sedativi. E nessuno si preoccupa di sapere se sarà la colica d’aria, o il pannolone troppo stretto. E si lascia nell’indifferenza fino a che il poveretto sfinito non si decide ad azzittirsi. La quiete ritorna e con essa la pace in famiglia, sussurri, bisbigli, per non svegliare quella causa di inconvenienti.
E se la contrazione involontaria delle labbra disegna un sorriso tra mille rughe, illudendo gli astanti di essere felice, tutti si compiacciono di quel sorriso di gengive sguarnite e deserte, soprattutto contenti di aver fatto il proprio dovere. Ed invece lui ha avuto la sua ennesima lezione di come può essere crudele la vita con chi alla vita ha dedicato tutto. E poi in regalo i biscotti che non riesce a masticare, le caramelle che non riesce a tenere in bocca, i fiori che abbelliscono uno scarno comodino, troneggiando tra scatole di medicinali e la solita frase banale: Basta il pensiero. Ma la moglie è contenta, il figlio pure, la nuora è radiosa, il nipote fuori dai gangheri. La moglie ripensa a com’era bello quando lo conobbe. Il nipote si vede ancora quando lo accompagnò per la prima volta al laghetto delle anatre. Il figlio ricorda quando comprato il fucile lo portò con se alla battuta al cinghiale. La nuora lo vede come un vecchio decrepito vicino a partire.
Tutti lo guardano, commiserano, ma nessuna di quelle mani rimbocca il lenzuolo, nessuna di esse scaccia la mosca impertinente che lo infastidisce.

E lui, nella sua solitudine aspetta solo il momento di entrare nel buio del loculo per richiudere il cerchio facendo ritorno nella vagina della vita, che lo aspetta paziente da quando vide la luce.

 

3a Parte Durante

 

Il cerchio si chiude.
La nascita, la morte, nel mezzo l’intervallo: una vita.